Quando si parla di gioielli naturali, il pensiero corre immediatamente al corallo in parte per la sua preponderante origine animale. Ed in parte anche per come viene spesso presentato nella lavorazione orafa. Molto spesso, infatti, un ciondolo corallo viene mostrato con parte del rametto ben in evidenza.
E questo ci ricorda la sua origine marina, come un tesoro prezioso pescato dalle profondità degli abissi. Infatti l’origine del corallo è tutta lì, nelle colonie marine sui fondali non troppo profondi al largo delle nostre spiagge. Come tutti sanno il corallo non è una pianta ma un animale appartenente alla classe degli invertebrati. E si può dire che quello impiegato nei gioielli, opportunamente trattato e lavorato è il suo scheletro.
Da sempre il corallo è stato impiegato dagli uomini per farne monili e gioielli, tanto vivido e puro è il suo aspetto. Crescendo numeroso nel Mediterraneo, la varietà del corallo rosso è stata impiegata in oreficeria in ogni tipo di manufatto. Dalle collane ai bracciali, dagli orecchini agli anelli per finire ai ciondoli portafortuna. Un tipico ciondolo corallo è il famosissimo cornetto rosso, da indossare contro ogni tipo di sfortuna o mala sorte.
Il lungo viaggio di un ciondolo corallo
Può partire anche dai mille metri di profondità il viaggio di un rametto di corallo. Per arrivare a fare bella mostra di sé in forma di gioiello sui decolleté delle nostre donne, ma anche come portafortuna sui colli maschili. Generalmente la profondità media è compresa in una fascia tra i 30 ed i 100 metri di profondità.
La stagione della pesca avviene di norma tra i mesi di aprile ed ottobre e, a differenza di un tempo, oggi è rigidamente regolamentata. Solo pescatori autorizzati si calano nelle profondità degli abissi per recuperare questi tesori del mare, cogliendo solo gli esemplari migliori per la lavorazione.
Consentendo, in tal modo, alle colonie di prosperare riproducendosi. Si può quindi senz’altro capire da una parte il valore del gioiello in sé, dall’altra apprezzarne la gestione ecosostenibile. Che rende il corallo un gioiello tipico di chi ha una grande sensibilità per l’ambiente, oltre che per gli amanti della bellezza. Tutto questo aggiunge valore alla personalità di chi sfoggia un bel ciondolo corallo sulla propria pelle.
Come si lavora il corallo non appena pescato dal mare
Prima di diventare il gioiello che indossiamo il corallo deve passare per un lungo e sapiente lavoro di preparazione, tramandato attraverso i secoli.
- La scelta ed il lavaggio. E’ questa la primissima fase in seguito alla pesca. Si selezionano per forma e grandezza i coralli pescati e si procede al loro lavaggio. Tutto ciò al fine di pulire accuratamente la parte esterna superficiale, rimuovendo tutte le incrostazioni. A questa parte del procedimento viene dato il nome di burattatura, perché eseguita con specifiche attrezzature denominate appunto buratti.
- Il taglio. Successivamente alla burattatura comincia la fase più delicata e complessa della lavorazione dei coralli, quella del taglio, ad opera degli artigiani più abili. A seconda della destinazione del suo utilizzo il corallo viene ora crivellato, forato e infine sgrossato e spianato.
- L’ultima fase, dopo essere stato perfettamente levigato, è quella della lucidatura che avviene sempre per mezzo dei buratti.
A questo punto tutto è pronto perché i pezzi vengano infilati in collane e bracciali o montati in orecchini o divengano il nostro ciondolo corallo. Una lavorazione resa oggi sempre più accurata e precisa grazie all’automatismo di alcuni macchinari, ma che non ha perso nulla dell’antica sapienza artigiana. Conferendo ai gioielli in corallo l’aspetto vivido che tanto si apprezza col semplice colpo d’occhio e che da sempre ha costituito il successo della gemma. Ieri come oggi.